L’OSPITE SACRO Far rinascere l’amore e l’umano
“Nel ventre tuo si riaccese l’amore – per lo cui caldo nell’eterna pace – così è germinato questo fiore”. (Dante Alighieri - Canto XXXIII del Paradiso)
Vorrei fermarmi sul ventre di Maria, che accoglie la salvezza dell’uomo. E’ bello pensare a questa salvezza non affidata al pensiero né allo Spirito, ma a tutto il corpo, a tutto l’essere umano. E’ importante notare questa unità in un tempo in cui l’uomo schizoide è diventato un personaggio comune.
L’amore di cui parla Dante si fa carne, corpo dell’uomo, e questo è il Natale: salvezza e trasformazione di tutto l’uomo. E’ possibile un mondo nuovo, se non attraverso una rinascita dell’uomo? Così bisognerebbe capire il Natale. E’ doloroso che la lieta notizia della venuta fra noi del Cristo, chiusa in questi versi così musicali, sia addolorata dalla notizia di un calo notevole della sensibilità umana. E’ urgente ricostruire, nell’oscuro e nel profondo dell’essere umano, un luogo in cui il mistero sia un ospite sacro.
Dante si riferisce all’assemblea dei Santi, cioè a quella parte dell’umanità che ha accolto il senso vero di quei termini che nella Chiesa sentiamo ripetere continuamente, redenzione, salvezza dell’uomo, santificazione… parole che restano astratte e sembrano affidate a simboli che raramente si calano nella realtà.
Come vorrei cantare in questo Natale, che si avverte pieno di grida disperate che il
consumismo cerca di ricoprire con le chiassose offerte di prodotti.
Caro Francesco hai messo sulla paglia di Greccio un bambino nudo, per indicare l’ospite sacro che porta la pace e la gioia.
Caro Francesco, te l’hanno portato via e lo hanno vestito da principe circondato da dame e cavalieri.
Il vero è fuggito fra quelli che muoiono di freddo e di fame.
ARTURO PAOLI