Dialogo inte-religioso

Siamo non in un'epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d'epoca, dice papa Francesco. Ci introduciamo in un mondo nuovo, fatto di globalizzazione e individualismo insieme. Dentro questa storia dove tutto si aggiorna, dai cellulari alla guida automatica, le religioni rimangono un punto fermo. Solo che non ce n'è più una e basta, sono molte come le etnie di cui è fatta l'umanità che si incrocia anche nei nostri paesi. E come suggeriva papa Benedetto, non basta più che confessiamo la nostra fede, occorre pure che rendiamo ragione culturalmente della speranza che ci assicura.

Capire le differenze: perché noi crediamo nella vita eterna e non nella re-incarnazione? La diversità arricchisce perché identifica, nel senso che riconoscendo l'altro scopro meglio pure il mio specifico. Il dialogo inte-religioso non è dunque un minestrone di credo dove tutto va bene: solo identità forti sostengono la sfida del confronto.

Ne ragioniamo in questa pagina, provando anzitutto a capire qualcosa di un universo di religioni che di per sé non contraddice alla trinità di Dio che celebriamo proprio in questi giorni. Ma oltre al darci conto di fedi diverse, ci interessa in particolare la considerazione che più volte in questa epoca le religioni sono state occasione di storia: hanno fatto le guerre e promosso paci faticose.

Il rapporto fede-reale religione-sociale è più che mai vivo, nonostante che nella stagione delle ideologie tutti abbiano tentato di estromettere Dio, qualsiasi Dio, dai processi decisionali degli uomini. Una volta di più invece, anche il nostro tempo dice che Dio con l'oltre (re-ligio) è pure soggetto di cultura. E che Dio non è alieno dalle vicende terrene, se pure non si riduce ad esse. Ora alcuni contributi raccolti dalla riflessione condivisa.