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La Prevalenza

dall’Europa al Medio oriente

È un mondo cupo, il nostro? Fatti di cronaca drammatici potrebbero indurci a crederlo, dagli attentati agli incidenti. Ma al di là delle cronache allarmate, dovremmo ragionare pure col senno di poi: fa pensare ad esempio che proprio Bruxelles, dove non erano state prese in considerazione le radici giudeo-cristiane della convivenza europea, risulti ora la sede di fatto degli insediamenti islamisti che scuotono l’Unione. E ci sarà pure una ragione per la quale, sfuggendo alla barbarie nei propri paesi, proprio nel cuore dell’Europa vogliano andare i tanti delle maree umane che sono l’icona di un mondo instabile.

Dove stiamo andando? Questa storia mossa da tanti interessi, povera di speranze che siano riferimenti di fondo, è comunque un processo. Non nel senso delle cronache giudiziarie cui ci stiamo abituando, ma come ‘movimento’. Anche noi in fondo, come i nostri fratelli rifugiati sperduti nei campi balcanici, partecipiamo dell’accelerazione dell’esistere tipica dell’era dello sviluppo tecnologico. Non saremo privi di una tenda per ripararci nella notte, ma nemmeno noi sappiamo bene dove siamo. Quel che la Pasqua ci dice, è che andiamo ‘oltre’. A partire da IV parole, delineiamo il nostro esodo quaresimale.

La I parola è ‘male’. E il male è dentro, non fuori di noi. È nel cuore dell’uomo sull’uomo, il vero sepolcro che fa morire Dio o lo fa rivivere in noi. Noi sempre con le pietre pronte, che soffocano la sacralità ed il rispetto dell’altro; noi con le nostre prostituzioni nascoste, a trovare sempre motivo di condanna altrove, senza mai mettere in discussione noi stessi. Dipende da noi, il mondo che sarà.

La II parola è ‘cambio’. Ci credo che posso cambiare, o sono il primo ad indugiare nella modifica? Cosa tocca fare per vivere una vita nuova? Serve ‘non ric-cordare più le cose passate’; è essenziale distaccare il cuore dalle affezioni contagiose. O forse riesci a diventare un altro solo quando stai alle strette? Comunque sia, l’uomo può ri-cominciare daccapo. Che ci riesca per un mese o per tutta la vita, l’uomo è sempre lo stesso ma il suo cuore può essere diverso, altro da sé.

La III parola è ‘ascolto’. ‘Fides ex auditu’: cambi se fai attenzione, diventi credente solo se è in ragione di una parola. È la parola, nel libro della Genesi, che nomina le cose, che fa comprendere i significati. È la parola che ti converte, come quando il padre fa capire al figlio maggiore che si deve vedere con gli occhi dell’altro, il figlio prodigo; o come quando Gesù invita gli accusatori a guardare al proprio peccato non a quello dell’altra, l’adultera. L’ascolto è l’unica fede, che implica un partner, che responsabilizza dinanzi a qualcuno.

L’ultima parola è ‘pasqua’. Nel suo significato più bello, significa oltre-passare. Andare oltre, non fermarsi agli inciampi, essere più forti del male e dei nostri stessi limiti. È la parola che la Nasa ha scritto citando Dante sulle proprie navicelle spaziali: ‘fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza’. Il male c’è e non ce lo possiamo più nascondere, ma andremo avanti lo stesso. E alla fine su ogni scacco prevarrà il bene, l’amore che è più forte della morte. È questa prevalenza che ci salva, che è ci è stata conquistata con la risurrezione di Cristo, a prezzo del suo sangue. Come dice il vangelo, quando tutto pareva finito, e la notte incombeva sulle cose, in realtà ‘già splendevano le luci del sabato’: quelle del giorno nuovo.

buona Pasqua, buona Vita nuova! don gi


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